giovedì 18 giugno 2015

NAVIGARE NECCESSE EST


La Storia dell'odierna Marina Mercantile comprende tutte le Storie ed eventi che l'umanità nei secoli passati; ha scritto durante il suo cammino.

Pertanto una storia della Marina Mercantile non è composta di sole 

navi, di commercio e guadagni, ma è anche la Storia di uomini formati dalla particolare vita della Gente di Mare, grama e complessa finché si vuole, ma anche sana e schietta e non certo adatta a ci soffre di mal di mare.

È una Storia di Popoli, di conquiste edi sconfitte ma anche di tragedie, di drammi umani ed ecologici e di morte.

Gli antichi romani dicevano che la navigazione e il commercio via  mare, sono necessari, indispensabili, all'evoluzione e alla sopravvivenza dei popoli.

Questo, è vero,  ma vale veramente per tutti i Popoli?

Durante la sua omelia per il 150. Anniversario della Missione Marittima a Bremen il 14 Agosto del 2004, il Pastore Missionario Peter Bick ci ricordò che la navigazione non portò solamente benessere, bensì anche morte e distruzione. 

Nei secoli passati, la scomparsa d’intere popolazioni non avvenne in seguito a guerre locali tra le varie Tribù; queste scaramucce tra villaggi non comportavano mai lo sterminio d’intere Popolazioni.

L'annientamento quasi totale di culture e antiche civilizzazioni arrivò sotto forma di malattie e si nascondeva persino nelle usanze e costumi imposti loro dai valorosi conquistatori che nel nome di Dio soggiogarono interi continenti.

Fu una scomparsa quasi silenziosa quella che nel corso di un paio di secoli, attanaglio e annientò interi popoli, sviluppatisi al difuori dalla sfera del cristianesimo europeo.

Fu una pandemia veloce e spietata che in poco tempo sterminò Popoli antichissimi che nel corso dei millenni avevano sopravvissuto cataclismi e catastrofi di ogni genere.

Molti di noi con un volgare perfido cinismo e autentica cattiveria, chiamano questi vergognosi eventi: "La Selettività di Madre Natura".

Altri più crudelmente ancora, come se veramente avessero facoltà di Vita e di Morte sugli altri, la chiamano addirittura: Evoluzione.

Tutto questo in realtà non ha niente a che vedere con l'Evoluzione.


Personalmente ritengo che il termine, “Progresso,”  dovrebbe indicare il miglioramento della Vita su questa Terra, non la distruzione del Pianeta, non lo sterminio d’interi Popoli,
senza contare poi, che tutto questo scempio non porta ad altro che al nostro stesso sterminio.

La stagnazione e conseguente degenerazione dei valori umani, lo sterminio dell'umanità stessa; iniziarono quando si affermarono i principi del guadagno a tutti i costi e la ricerca sfrenata di ricchezze e potere.

Nella sua Predica il Pastore Bick ci raccontò della Tribù Indiana dei Timucuan che fu scoperta dagli spagnoli nell'attuale Florida, scoperta, battezzata, civilizzata e distrutta.

A quel tempo si scriveva l'Anno del Signore 1565, nemmeno 200 Anni dopo, nell'Anno del Signore 1729 moriva l'ultimo rappresentante dei Timucuan.

Cosi come gli altri prima di lui, anche l’ultimo dei Timucuan,  morì grazie agli usi e costumi imposti dai conquistadores spagnoli e tutto questo naturalmente nel  nome di Dio e del re.

Solamente nel Continente Nord -americano morirono quaranta milioni di persone e sembra che a quel tempo i superstiti invidiassero i morti e che, piuttosto che vivere in modo a loro alieno e crepare lentamente di stenti, di malattie e pestilenze varie; sperassero di morire presto.

I tesori e gli El Dorado loro rubati, servirono poi a mettere le fondamenta della nostra moderna società industriale, a costruire navi ancora più grandi e veloci, a creare nuovi Imperi e a soggiogare ancor più popoli.

Oggi giorno le cose appaiono naturalmente differenti, ma siamo convinti che lo siano davvero?

Mentre per molti di noi le moderne flotte mercantili sono considerate come anello di congiunzione tra i popoli e i continenti, e assolutamente indispensabili allo sviluppo e al commercio;  diversi popoli del Terzo Mondo al contrario, le guardano come l'unica via di salvezza dalla miseria e dalla povertà cronica.

Proprio per questo e solamente per questo; i pochi sopravvivranno ancora per un poco, mentre i molti moriranno.

I pochi, i giovani, gli intelligenti tra loro, sopravvivranno perché si adegueranno al nostro decadente stile di vta,
in questo modo però priveranno il loro Mondo della loro presenza e del contributo necessario alla continuazione della loro civiltà e cultura, rendendone più rapido il  declino.

Molti dei pochi diventeranno Medici, ma non praticheranno in Africa o in Asia o in Oceania, nei loro villaggi, o Isole, bensì negli ospedali e nelle cliniche dell'uomo bianco, con lauti guadagni e buone prospettive di carriera, mentre nei loro villaggi i nativi creperanno per mancanza di cure adeguate, di stenti e di fame.

Molti di loro moriranno, non perché oggi la marina mercantile è portatrice di morte, moriranno perché vorranno scimmiottarci e vivere come noi, dimenticandosi delle loro sane usanze e costumi.

Vorranno fare come noi, ma con la loro mentalità, non con la nostra e questo aprirà e apre la strada alle violenze,  alle carneficine,  alle  stragi alle guerre  che ogni giorno si leggono sui giornali.

Alla fine, quali provetti giocolieri, armati sempre di nuove idee e illusioni, pronti a illuderci e a illudere fino alla fine, proprio a causa della nostra magna ingordigia, sará il nostro turno a soccombere ai mali che noi stessi abbiamo scatenato.

Oggi giorno, senza il commercio via mare da noi si spegnerebbero le luci, tutto si fermerebbe in modo definitivo e ultimativo e molti di noi semplicemente perirebbero perché ormai non siamo abituati a una vita anche solo di poco diversa dall'attuale; questo,  perché troppo inesperti, nel sopravvivere con poco, ma anche  perché labili di mente e deboli di carattere.

La maggior parte però morirebbe perché abbiamo dimenticato come si fa a vivere senza energia elettrica, abbiamo dimenticato molte arti artigiane, non sappiamo più usare un'incudine e un martello per costruirci un aratro, ci siamo resi schiavi degli automatismi e abbiamo avvelenato le nostre fertili terre al punto che senza sostanze e concimi chimici non riusciremmo più nemmeno a far germogliare la gramigna.

Distruggiamo foreste vergini, habitat naturale della flora e fauna tropicale; le trasformiamo in piantagioni per palme di noci di cocco per farne combustibili sintetici.

Convertiamo in deserto, migliaia di chilometri quadrati di Foresta Vergine ogni Anno per estrarre minerali preziosi e idrocarburi e non ci accorgiamo che cosi facendo ci stiamo ammazzando tutti quanti.

Non conosciamo più l'umiltà, la nostra ignoranza e la nostra cupidigia ci impediscono di essere umili.

Parole come amor prossimo o rispetto dell'altro, del diverso, del meno agiato e fortunato ci sono aliene.
Solamente l'avidità ci sprona avanti.

Solamente la brama di comandare, di voler farsi vedere più savio e intelligente degli altri, di dominare gli altri, tutto questo influenza il nostro fare e ci comportiamo di conseguenza, senza ritegno e senza scrupoli, senza nemmeno arrossire.

Pochi invece percepiscono il trasporto marittimo come fonte di distruzione del loro mondo, questi ultimi sono quelli che hanno gli occhi aperti, e vedono bene come viviamo e cosa stiamo facendo al Pianeta.

Questi ultimi per loro e le loro Isole sparse nelle vastità dell'oceano Pacifico.

La nostra civiltà; è un araldo di Morte.


»La vostra civiltà ci ha portato solamente distruzione e ha fatto perdere l'identità nazionale a molti di noi. Chief, il vostro Mondo da noi ha rovinato tanta brava gente e ora sta distruggendo le nostre Isole,« mi disse una sera uno dei nostri marinai delle Isole Kiribati, durante una nostra conversazione a Bordo della MN. NEMUNA, dopo che mi aveva mostrato un Video del suo vasto Mondo insulare nel bel mezzo dell'oceano Pacifico.

Il Giovane mi aveva mostrato un Video delle sue Isole, di villaggi senza luce elettrica, di capanne fatte con foglie di Palme, del modo tradizionale che aveva la sua gente di cucinare il cibo, in prevalenza pesce avvolto in foglie di Palma e messo a lessare in una cuna nella sabbia, sopra delle pietre riscaldate al fuoco aperto.

Mi aveva fatto vedere la sua capanna, dove viveva con sua moglie e i suoi due bambini, e il piccolo generatore portatile di corrente elettrica, che si era potuto comprare lavorando sulle navi.

Mi aveva parlato di antiche usanze, di come pescavano e anche spiegato che loro chiedevano al mare e alla Terra solo quanto bastava per vivere.

Quella Sera mi aveva raccontato degli uragani e degli tsunami immortalati nelle loro leggende e racconti, e ai quali nel corso dei secoli e millenni i suoi antenati avevano sopravvissuto.

Me ne stavo li, quasi rapito dai suoi racconti, ascoltavo quasi con umiltà queste storie di cose lontane e il ricordo, il rumore di vite da me mai vissute ma ben radicate e piantate nel profondo della mia memoria; balzavano prepotenti nella mia percezione, ricordandomi dei mondi passati.

Il ragazzo aveva buttato quella frase,  come se fosse un gioco di parole, una frase da convenevoli, da Small Talk, ma nel mio essere, essa tuonò come un colpo di Fulmine e che ora continuava a rimbombarmi in testa: »La vostra civiltà ci ha portato solamente distruzione e ha fatto perdere il valore della Vita a molti di noi. Chief, il vostro mondo da noi ha rovinato tanta brava gente e ora sta distruggendo le nostre Isole.”

Poi mi mostrò un altro Video di spiagge erose dal livello dell'oceano che inesorabilmente pian piano si alzava, mi fece vedere pozzi d'acqua potabile ormai contaminati dalla salsedine, di terreni distrutti dal sale, di Palme stecchite e abbattute dall'erosione marina, di Isole ormai semisommerse e quasi inabitabili.

»Vedi Chief, noi siamo sopravvissuti a tutto questo, gli Tsunami gli Uragani, perfino agli Inglesi: quelli vennero e chissà poi con quale diritto, ribattezzarono le mie Isole in Isole di Gilbert , ma dato che da noi non c'era niente da rubare ci lasciarono in pace e dopo un poco se ne andarono via. È il vostro senso di civiltà e cultura che distruggerà il nostro habitat, questa volta, però anche il vostro  mondo e voi tutti, perirete con noi.«

Diversi Anni prima a bordo della Motonave AMRUM, due giovani marinai russi mi spiegavano che, secondo loro; noi occidentali eravamo ormai sulla via del declino, avvelenati e accecati dalla nostra stessa scempiaggine e crudeltà verso noi stessi.

Ora mi sentivo dire da un giovane marinaio delle Isole Kiribati che gli Europei erano paragonabili a un nugolo di fameliche cavallette che migrano da un campo fiorito all'altro distruggendo tutto al loro passaggio.

In un certo senso non potevo dargli torto, il nostro senso d’inciviltà verso noi stessi, ci porta a incolpare il mondo, gli altri sono per noi la colpa e la fonte di tutti i nostri guai e dei nostri mali.

Il Sistema di cui facciamo parte e che noi stessi, con le nostre vigliaccherie e servilismi e cupidigie abbiamo contribuito a creare è  ciò che ci siamo dati e sempre più spesso, ci dimentichiamo che in fondo tutto questo è colpa nostra.

Non ci piace nemmeno sentircelo ricordare.

La parte peggiore di noi in tale caso s'inalbera e, dimenticandosi stoicamente dei propri difetti e vizi, accusa con perspicacia e far da sapientone gli altri dei propri mali, ma se ci soffermiamo per un momento a riflettere ci accorgiamo che per gli altri, gli altri siamo noi.

Non potei però fare a meno di ricirdare al mio subalterno che pur quanto lui ci rinfacciava il nostro modo di vivere e esaltava quello dei propri avi, lui stesso si era imbarcato sulle navi mercantili dell'uomo bianco prorpio per potersi permettere tuttale le anemità tecniche che il mondo dei bianchi si è costruito.














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